Celiachia e anemia sideropenica rappresentano un binomio clinico di frequente riscontro, soprattutto alla diagnosi della malattia.
L’anemia da carenza di ferro è, infatti, una delle manifestazioni extraintestinali più comuni della celiachia, tanto da costituire, talvolta, il primo campanello d’allarme per arrivare a una diagnosi.
Ma qual è il legame tra queste due condizioni? E perché l’anemia può persistere anche dopo l’avvio di una dieta senza glutine?
Il ferro si assorbe nel duodeno: ecco perché i celiaci sono a rischio
L’anemia sideropenica è causata da una carenza di ferro nell’organismo e può provocare stanchezza, pallore, difficoltà di concentrazione e fiato corto.
Nei pazienti con celiachia, questa forma di anemia si verifica perché il glutine danneggia proprio il duodeno, il tratto dell’intestino deputato all’assorbimento del ferro.
Un intestino danneggiato, quindi, è meno efficiente nell’assorbire questo fondamentale micronutriente, a prescindere dalla quantità di ferro introdotta con la dieta.
I meccanismi di assorbimento del ferro sono molteplici: il sistema EME assorbe il ferro eme di origine animale (carne, pesce), mentre il sistema DMT1 gestisce l’assorbimento del ferro non-eme, presente negli alimenti vegetali come legumi e cereali integrali.
La vitamina C può aumentare l’efficacia del sistema DMT1, ma non agisce sul ferro animale.
Quando l’intestino non collabora: il ruolo del ferro bisglicinato
Nei pazienti celiaci, soprattutto in quelli in cui la mucosa intestinale è compromessa, anche l’assunzione di alimenti o integratori ricchi di ferro può non essere sufficiente.
In alcuni casi, il ferro non viene assorbito correttamente oppure causa effetti collaterali gastrointestinali, come nausea, crampi o stitichezza.
A fronte di queste difficoltà, è stato introdotto un nuovo approccio terapeutico: il ferro bisglicinato, una forma di ferro legato a due molecole di glicina.
Questo composto sfrutta un terzo meccanismo di assorbimento, ovvero il trasporto attraverso i canali degli amminoacidi, risultando efficace anche in presenza di mucosa intestinale danneggiata.
Il ferro bisglicinato, oltre a garantire un migliore assorbimento, presenta un profilo di tollerabilità molto più favorevole rispetto ai tradizionali sali ferrosi: meno effetti collaterali, migliore compliance, e nessun sapore metallico sgradevole.
Il trattamento consigliato è di almeno tre mesi, ma nei casi di anemia cronica può essere necessario ripetere il ciclo due o tre volte l’anno.
Uno studio italiano indaga la persistenza dell’anemia nei pazienti celiaci
Un recente studio dell’Università dell’Aquila, pubblicato su BMC Gastroenterology, ha analizzato la prevalenza e l’andamento dell’anemia in pazienti adulti e pediatrici con diagnosi di celiachia, seguiti nel tempo durante la dieta senza glutine (GFD).
Lo studio ha incluso 311 pazienti (184 adulti e 127 bambini), valutando la presenza e la gravità dell’anemia alla diagnosi (T0), dopo 3-5 anni (T1) e dopo 8-10 anni (T2) di dieta senza glutine.
L’anemia è stata definita in base alla concentrazione di emoglobina: <12 g/dL per le donne e <13 g/dL per gli uomini.
I risultati: l’anemia persiste in un paziente adulto su cinque
I dati emersi sono significativi. Alla diagnosi, la prevalenza di anemia era del 24% negli adulti e del 5,6% nei bambini.
Dopo 3-5 anni di dieta, nessuna variazione significativa è stata osservata nella popolazione complessiva. Solo dopo 8-10 anni si è registrata una riduzione dell’anemia nel gruppo degli adulti, scesa al 17,8%.
Tuttavia, circa 1 adulto su 5 continua a essere anemico anche dopo un lungo periodo di dieta priva di glutine, e nonostante la mucosa intestinale risultasse istologicamente guarita nella maggior parte dei casi (Marsh 0-1 nel 88% dei pazienti al primo follow-up).
La guarigione istologica non basta? Nuove ipotesi in campo
Questi dati mettono in discussione l’idea che il semplice ripristino della mucosa intestinale sia sufficiente a risolvere l’anemia.
Gli autori dello studio ipotizzano che alterazioni ultrastrutturali persistenti degli enterociti (le cellule intestinali responsabili dell’assorbimento) possano continuare a ostacolare l’assorbimento del ferro, anche in assenza di danni macroscopici o infiammazione visibile.
Un altro dato rilevante è che la prevalenza di anemia è risultata più alta nelle donne adulte, forse anche a causa di fattori fisiologici come le mestruazioni abbondanti o altre condizioni concomitanti.
Nei bambini, invece, il recupero è stato più rapido e completo. Secondo gli autori, ciò potrebbe essere legato sia a una diagnosi più precoce, sia a una maggiore aderenza alla dieta rispetto agli adulti.
AINC: prevenire e riconoscere l’anemia nei pazienti celiaci
La correlazione tra celiachia e anemia sideropenica è ben documentata, ma ancora oggi troppo spesso sottovalutata.
In molti casi, l’anemia può rappresentare il primo segnale della malattia celiaca, e il suo persistere anche dopo l’introduzione della dieta gluten free dovrebbe sempre sollevare interrogativi clinici.
Visita il sito di AINC e scopri tutti gli articoli e approfondimenti che esplorano la celiachia in relazione a diverse condizioni e patologie.