La celiachia è una malattia autoimmune che colpisce principalmente l’intestino tenue, provocata da una reazione avversa al glutine. Tuttavia, gli effetti della celiachia si estendono ben oltre il sistema gastro intestinale, coinvolgendo spesso organi come il fegato.
Una diagnosi di celiachia può portare alla scoperta di valori anomali degli enzimi epatici, risolvibili con una dieta priva di glutine. Tuttavia, in altre situazioni, la celiachia può anche predisporre a vere e proprie malattie autoimmuni del fegato, complicando ulteriormente il quadro clinico.
Elevazione delle transaminasi alla diagnosi: Epatite celiaca o malattia autoimmune?
Un’osservazione frequente nei pazienti celiaci è l’elevazione delle transaminasi, che segnala un’ infiammazione epatica. Nei pazienti con celiachia diagnosticata, questa alterazione dei valori enzimatici tende a normalizzarsi nel giro di alcuni mesi grazie all’adozione di una dieta priva di glutine.
In effetti, molti pazienti mostrano un quadro di epatite cosiddetta aspecifica, caratterizzata da una lieve infiammazione epatica che non evolve in una malattia cronica del fegato. Studi medici indicano che, in circa il 9% dei casi di ipertransaminasemia persistente di origine sconosciuta negli adulti, la celiachia può essere una causa non riconosciuta.
La celiachia come fattore di rischio per malattie autoimmuni del fegato
La celiachia spesso si accompagna ad altre patologie di natura autoimmune, come il diabete di tipo 1 e altre malattie del fegato. I pazienti celiaci hanno un rischio aumentato (fino a sei volte rispetto alla popolazione generale) di sviluppare una patologia epatica cronica.
Nelle persone affette da malattie croniche del fegato, la prevalenza di celiachia è addirittura quindici volte superiore rispetto a quella della popolazione generale. Tra le malattie epatiche autoimmuni più frequentemente associate alla celiachia vi sono la cirrosi biliare primitiva, la colangite sclerosante primitiva e l’epatite.
L’Epatite celiaca: quando il fegato reagisce al glutine
Il concetto di “epatite celiaca” descrive un’infiammazione epatica che risponde esclusivamente alla dieta priva di glutine. Questa condizione indica un lieve aumento delle transaminasi e da un quadro istologico di infiammazione portale e lobulare, senza sintomi di malattia cronica del fegato. In questi casi, l’eliminazione del glutine dalla dieta si traduce nella normalizzazione degli enzimi epatici entro sei mesi. Tale miglioramento clinico rappresenta un’importante conferma diagnostica, poiché dimostra la dipendenza del danno epatico dall’esposizione al glutine.
Malattie epatiche autoimmuni nei celiaci: un quadro complesso
La relazione tra celiachia e malattie autoimmuni del fegato è complessa. Per esempio, la cirrosi biliare primitiva, una patologia epatica cronica caratterizzata dalla distruzione progressiva dei dotti biliari, è stata ampiamente studiata nei pazienti celiaci adulti. In questi soggetti, la prevalenza della malattia celiaca è superiore alla media, raggiungendo percentuali comprese tra il 2,6% e il 7%. Tuttavia, a differenza dell’epatite celiaca, l’eliminazione del glutine dalla dieta non influisce sul decorso della cirrosi biliare primitiva.
L’epatite autoimmune è un’altra condizione che può colpire i celiaci, con una prevalenza di celiachia tra i pazienti affetti fino al 6,4%. Uno studio condotto in Italia ha mostrato una presenza maggiore di celiachia del 16% tra i bambini con malattie autoimmuni del fegato.
In questi pazienti, il danno epatico è spesso diagnosticato dopo quello della celiachia, con un’elevazione persistente delle transaminasi che non risponde alla dieta gluten free. La biopsia epatica in tali casi rivela un quadro compatibile con una patologia autoimmune del fegato, spesso in fase avanzata.
I meccanismi alla base del danno epatico nei celiaci
Le cause esatte del danno epatico nei pazienti celiaci non sono ancora del tutto comprese. Tuttavia, sono stati ipotizzati alcuni meccanismi patogenetici. La celiachia e danni al fegato condividono un substrato genetico comune, rappresentato dal gene HLA-DQ2, che aumenta la suscettibilità alla celiachia.
Un altro fattore è l’aumentata permeabilità intestinale nei celiaci, che facilita il passaggio di antigeni dall’intestino al sangue. Questi antigeni possono interagire con componenti del fegato, scatenando una risposta immunitaria. Una volta avviata una malattia autoimmune del fegato, l’ adozione di una dieta priva di glutine può svolgere un ruolo “adiuvante” nella remissione della malattia.
Diagnosi e trattamento
L’elevazione delle transaminasi alla diagnosi di celiachia richiede un’attenta valutazione clinica. In assenza di sintomi di malattia cronica del fegato, la causa più probabile è l’epatite celiaca, che può essere gestita solo con una dieta senza glutine. Se invece i valori degli enzimi epatici non si normalizzano con la dieta, è opportuno esplorare la possibilità di una malattia autoimmune del fegato.
Le malattie autoimmuni del fegato richiedono un trattamento mirato e una gestione specialistica. La terapia immunosoppressiva è il trattamento di scelta nella maggior parte dei pazienti. La dieta priva di glutine può aiutare a mantenere la remissione ma non sostituisce il trattamento farmacologico. Questo approccio integrato è essenziale per controllare la progressione del danno epatico e migliorare la qualità della vita dei pazienti.
La dieta senza glutine come strumento di prevenzione
Per i pazienti celiaci, la dieta senza glutine è molto più di una semplice necessità alimentare: è uno strumento di prevenzione e gestione del danno epatico. Nei casi di epatite celiaca, la dieta rappresenta l’unico trattamento necessario, in grado di riportare alla normalità i valori degli enzimi epatici. Tuttavia, per le malattie autoimmuni del fegato, una gestione multidisciplinare è fondamentale per garantire il miglior risultato clinico. Continua a seguirci su AINC per rimanere sempre aggiornato sulle ultime novità.