Non esiste una cura per la celiachia nei bambini. Ad oggi l’unica terapia è la dieta con esclusione rigorosa di glutine per tutta la vita, il che permette la regressione della sintomatologia nell’arco di poche settimane. I pazienti e i loro genitori devono essere adeguatamente istruiti su come realizzare questa dieta senza difficoltà.
Cosa fare dopo la diagnosi di celiachia? La prima cosa da imparare è dove si trova il glutine, e diventare così esperti nel conoscere i cereali in cui è contenuto: frumento, orzo, farro, segale, kamut, spelta e triticale. L’avena non contiene glutine, ma ne è spesso contaminata. I cereali che non contengono glutine sono invece: riso, mais, miglio, quinoa, amaranto, grano saraceno, sorgo e teff.
È fondamentale inoltre sapere quali alimenti si possono consumare in sicurezza e distinguere tra alimenti totalmente privi di glutine e altri che possono esserne contaminati. Molti cibi sono infatti naturalmente privi di glutine: carne, pesce, uova, formaggi, latte, legumi, cereali senza glutine in chicco, tuberi, verdure, frutta, frutta a guscio.
Esistono invece numerosi alimenti che possono essere contaminati da tracce di glutine, sufficienti a causare fastidi al paziente celiaco. Anche nel caso di quantità ridotte, il glutine può comunque causare, se non i sintomi, altri tipi di complicanze non visibili nell’immediato. Ecco perché è bene prestare attenzione nella scelta degli alimenti (nei prodotti elaborati è fondamentale leggere l’etichetta per assicurarsi che non contengano glutine in tracce).
La dieta dei bambini celiaci non è necessariamente restrittiva se i genitori vengono bene istruiti sulla scelta di alimenti naturalmente privi di glutine a cui si possono aggiungere quelli specifici per celiaci. In caso di compleanni, pranzi al ristorante o feste, il consiglio è di informare prima la struttura che ospiterà l’evento, o l’organizzatore, sul fatto che sarà presente una persona celiaca, in modo da creare un menù a parte.
Dal punto di vista medico i bambini con celiachia devono sempre essere monitorati sia nella dieta, sia nella loro crescita, con visite di follow-up nutrizionale e auxologico. La dieta di esclusione implicherà infatti un riassestamento delle abitudini alimentari, ma se i genitori saranno ben informati, non si correranno rischi di carenze rispetto alla popolazione generale.
È molto importante sottolineare che non bisogna sottoporre il bambino a una dieta priva di glutine senza avere una diagnosi. Questo modo di agire, infatti, potrebbe mascherare una vera celiachia (avverrebbe una negativizzazione degli anticorpi). Davanti al sospetto di malattia, il bambino deve essere sottoposto agli esami del pediatra e, solo dopo un’eventuale diagnosi, iniziare una dieta gluten-free.
La malattia celiaca non è più considerata tra le patologie rare e attualmente è riconosciuta nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) come malattia cronica invalidante, pertanto vi sono esenzioni per esami e specifici prodotti gluten-free forniti gratuitamente dal Sistema Sanitario Nazionale. Si tratta di una condizione cronica, ma ancora una volta ricordiamo che una diagnosi precoce unita a una corretto regime alimentare possono portare alla completa remissione dei sintomi.
È fondamentale formare adeguatamente i genitori e tutti coloro che si occupano di bambini (insegnanti, personale delle mense) per rendere sempre più fluida l’aderenza alla dieta, così come è molto importante dare un grande sostegno psicologico ai bambini con celiachia e alle loro famiglie, che nella vita quotidiana vanno incontro ad alcune difficoltà pratiche.
Particolare attenzione si dovrà applicare nell’età adolescenziale, momento in cui cala nettamente l’aderenza alla dieta (fino al 50% dei pazienti celiaci fa “sgarri dietetici”). In questo momento di passaggio è importante stare vicino al ragazzo o alla ragazza per cogliere le prime avvisaglie di malessere.